Notte. Squarci di stelle appese
tra lontani brontolii di tuono
e scrosci di pioggia improvvisi.
Trasparente mattino di sole
sopra queste colline d’erica
digradanti morbide al mare.
L’aria viva e fresca blandisce
brughiere amaranto e fiori,
sotto azzurri di cieli solitari
e sopra l’acque innervate in fiordi,
pulsanti vene di una terra amica.
Sull’alta baia, S. Malò appare.
Capo cinto d’animosi venti,
e piede granitico nel mare.
Onda che avanza e arretra,
irrequieta natura mai avara
di frutti e offerte in dono
a questa nobildonna antica,
superba stirpe d’origine corsara.
Orgogliosa e audace la sua gente
all’orizzonte volse lo sguardo
inseguendo marinerie lontane
oltre i confini dell’acque.
Nello sfolgorio degli occhi
il lampo breve dell’ignoto
e l’infinita libertà del mare.
Nell’aria pura libertà si respira
nei mille colori dell’ortensie,
nella pietà composta dei calvari,
nel vento tra gli alti litorali,
e tra i fiori di campo e tra l’ortica.
Libertà d’amare questa terra
povera, fiera e di bellezza antica.