Sì, lo so
la continua domanda di senso,
parassita pianta del dolore,
alfine è insensata.
Certo, lo conosco
il travaglio del sentire
quando s’inoltra nei territori vegliati
dai cangianti empirei della follia.
Ma follia e ragione restano cieche
a quello sguardo sconosciuto,
giunto per sentieri ignoti
al tuo stesso crocicchio della vita,
che nell’istante dello sguardo infinito
ha condiviso la tua anima.
Profonda intesa con persona
subito amata, e subito persa,
che ha colorato di cielo
la soglia della tua solitudine.