Lacerate le vesti dell’io
urlo il mio nulla a te
compagna del mio mistero
alle lusinghe sordo.
Diga insensata e solenne
ti stagli sui marosi invernali,
sovente riecheggiando
delle grida estive.
Affabulatrice benigna,
silente guerriera,
estrema nobiltà
sopra l’abisso.